Il reddito medio delle donne rappresenta circa il 59,5% di quello degli uomini a livello complessivo. La diversità dei redditi si riflette anche nel gettito fiscale con una minore aliquota media per le donne, con l’unica eccezione del più basso decimo di reddito. E’ quanto emerge dalla relazione sul Bilancio di Genere del Mef illustrata in audizione alle commissioni Bilancio di Senato e Camera dalla sottosegretaria all’Economia, Cecilia Guerra .
“Queste evidenze sulle disuguaglianze di genere nei redditi, quando non derivanti da vere e proprie discriminazioni sul mercato del lavoro a scapito delle donne, sono in larga parte il riflesso della “specializzazione” di genere tra lavoro retribuito e non retribuito, in virtù della quale le donne più frequentemente accettano retribuzioni inferiori a fronte di vantaggi in termini di flessibilità e orari”, ha spiegato Guerra.
Il recovery plan è un’occasione “irripetibile” per ridurre le profonde diseguaglianze di genere a partire da quelle del mercato del lavoro, ha sottolineato lGuerra spiegando che il governo interverrà anche seguendo le indicazioni arrivate dal parlamento “con strumenti importanti quali il potenziamento dei servizi di cura, asili nido in primo luogo”.
L’Italia è il Paese che ha registrato complessivamente i maggiori progressi nel periodo 2005-2017 per contrastare il gender gap ma sulla base dell’Eu Gender Equality Index resta ancora l’ultimo Paese in Ue per quanto riguarda il mondo del lavoro.
Lo ha sottolineato la sottosegretaria all’Economia. Secondo i dati raccolti nella Relazione, che utilizza ben 128 diversi indicatori dei divari di genere nell’economia e nella società, elaborati da istituzioni Italiane (Istat ed Inps, in primo luogo) ed europee, il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2019 è ancora molto basso (50,1%) e registra una distanza di 17, 9 punti percentuali da quello maschile, con divari territoriali molto ampi, con un tasso di occupazione delle donne pari al 60,4% al Nord e al 33,2% nel Mezzogiorno. Simmetricamente, il tasso di mancata partecipazione al lavoro raggiunge livelli più elevati (33%) per le donne più giovani e livelli più bassi per la classe di età 45-54 anni (19,2%), con notevoli divari territoriali e di genere: dal 41,5% per le donne nel Mezzogiorno (contro 28,8% per gli uomini), si passa al 17,6% per le donne al Centro (contro 12,3% per gli uomini) e al 12,7% per le donne al Nord (contro 7,9% per gli uomini).
Fonte: ANSA.