Venezia, 25 giugno 2021
Un approccio simile il Veneto lo aveva già sperimentato in occasione della frana che incombeva sulla piccola frazione di Schiucaz in Comune di Alpago nel 2019. Oggi l’idea di far esplodere una parte di frana (quella della Busa del Cristo) è stata riproposta anche in Comune di Perarolo, dove le operazioni richiedevano un approccio ancora più delicato rispetto a Schiucaz, essendoci anche la presenza del torrente Boite a rendere più problematiche le operazioni.
L’idea dell’esplosione per risolvere un’annosa problematica era stata avanzata dall’assessore al Dissesto Idrogeologico Gianpaolo Bottacin, che poi aveva trovato supporto e conferma oltre che dalle strutture tecniche anche dalle autorevoli voci del professor Galgaro dell’Università di Padova e del professor Casagli dell’Università di Firenze, fra l’altro presidente dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale.
“A fine 2020 ci fu presentata dall’Università di Padova una modellazione che evidenziava il rischio idraulico in mezzo al paese – spiega l’assessore – prospettando delle soluzioni che non erano però risolutive nel breve termine. Rendendomi immediatamente conto che la gente non poteva continuare a star fuori casa ancora a lungo, proposi la soluzione di far esplodere la frana in un momento in cui il Boite fosse in magra, così da farlo in condizioni di sicurezza visto che le modellazioni dimostravano che non c’era il rischio che il materiale arrivasse alle case. Come avevamo già fatto per Schiucaz, dissi di valutare la dinamite”.
“Inizialmente la mia idea fu scartata dai tecnici per il margine di rischio che presentava – prosegue Bottacin – ma poi venne rivalutata perché oggettivamente era necessario dare risposte ai cittadini in tempi utili”.
Sotto lo sguardo attento dell’assessore Bottacin oggi si sono perciò svolte le operazioni, coordinate dalle strutture regionali di Protezione Civile e Difesa del Suolo e in particolare dal braccio operativo rappresentato da Veneto Strade.
A posizionare le cariche, Danilo Coppe, uno dei massimi esperti in materia, conosciuto con il soprannome di “mister dinamite”, colui che aveva già lavorato per l’esplosione di Schiucaz e successivamente anche per la più famosa demolizione del Ponte Morandi a Genova.
“Abbiamo scelto di intervenire con un’azione di alleggerimento mediante l’impiego di esplosivo del corpo di frana – prosegue l’assessore Bottacin – con l’obiettivo di ridurre il rischio idraulico connesso alla potenziale ostruzione del torrente Boite e conseguentemente difendere i circostanti abitati”.
Un’operazione complessa per la quale ci si è dovuti coordinare anche con Enel, che ha garantito per alcune ore la riduzione della portata dell’asta del torrente dagli attuali 10 a 5 metri cubi al secondo, e anche con RFI, che contestualmente sta operando il consolidamento delle proprie strutture sulla sommità della frana per garantire la continuità del servizio di trasporto ferroviario.
“L’esplosione ha permesso il distacco in parete di circa 10mila metri cubi di materiale – continua Bottacin – corrispondenti ad un volume disgregato di oltre 15mila metri cubi”.
Materiale immediatamente spostato in prossimità della frana garantendo così un primo ripristino dell’alveo entro sera e che successivamente verrà stoccato in un’area esondabile a valle.
“Gli interventi ovviamente non si fermano qui dettaglia l’assessore – proseguiremo poi con le attività già programmate di rafforzamento dell’argine in destra Boite a consolidamento degli abitati e del piede di frana in sinistra, con diversi drenaggi superficiali e non, e consolidamenti ulteriori con tiranti”.
“Ancora una volta – conclude Bottacin – siamo intervenuti con tempestività facendo scelte all’insegna di sicurezza e innovazione”.