“I dati parlano chiaro e il clima non può aspettare. Le energie rinnovabili servono a tutelare soprattutto l’agricoltura dagli effetti negativi dell’aumento di temperatura”.
La battaglia di Coldiretti Veneto, apertamente schierata contro i pannelli posizionati nei campi, che sarebbero sottratti all’agricoltura, preoccupa il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Andrea Falsirollo che teme vengano denigrate le energie rinnovabili, strumento indispensabile per salvaguardare l’ecosistema.
“Si parla di terreni sprecati e di tutela del paesaggio, ma sono proprio questi terreni e questi paesaggi che si troveranno a subire maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici se gli stessi non verranno adeguatamente contrastati”, evidenzia. “Ormai è noto che con l’aumento delle temperature di 2°C anziché 1,5°C aumenteranno siccità e desertificazione e saranno sempre più frequenti fenomeni quali incendi e alluvioni riducendo la produttività dei terreni. È proprio ciò che tutti dovremmo contrastare, associazioni di categoria comprese”.
Per Falsirollo non è quindi comprensibile una presa di posizione contro gli impianti fotovoltaici a terra, soprattutto se il parametro di valutazione è il consumo di suolo del fotovoltaico che, nella nostra regione, è davvero contenuto, con soli 3 impianti sopra i 10 MW realizzati in 12 anni ed il più grande non è nemmeno su terreno agricolo. Si tratta quindi di 100 ettari di terreni agricoli a fronte di 217.744 ettari di aree cementificate.
“Gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC 2019) prevedono la realizzazione di circa 31 GW di impianti fotovoltaici entro il 2030 mentre nel nuovo PNIEC che si sta predisponendo la soglia è stata elevata a 70 GW, pari ad almeno 1.200 watt per abitante. Verona è sotto la media italiana con 160 watt per abitante. In dieci anni si dovranno installare nuovi impianti per una potenza totale di 50 GW, al ritmo di circa 5GW all’anno”, insiste il presidente dell’Ordine. “Il motivo per cui ci sono pochi impianti a terra è che l’iter autorizzativo è lungo e tortuoso e l’esito positivo tutt’altro che scontato. Questa campagna denigratoria porta a pensare che ci sia una sovrainstallazione di impianti, mentre il rapporto GSE ci informa che nel 2020 sono entrati in esercizio in Italia solo 0,749 GW, ovvero il 15% dei 5 GW anno che avrebbero dovuto essere avviati. Quindi se pensiamo di realizzare anche il 30% di impianti su tetto, il doppio dell’attuale, i restanti impianti a terra richiederebbero circa 28 mila ettari su una superficie di 16,6 milioni di ettari di cui ben 4,2 milioni sono abbandonati e crescono al ritmo di 125.000 ettari all’anno, ovvero lo 0,17% delle aree coltivate”.
Il fotovoltaico per Falsirollo rappresenta una concreta opportunità per tornare a coltivare terreni abbandonati, ma anche per affiancare attività agricole esistenti, rafforzando le aziende agricole oggi spesso in difficoltà.
“La pratica dell’agro-fotovoltaico, sempre più sviluppata nel mondo, dimostra che il fotovoltaico non è alternativo all’attività agricola”, fa notare. “Certo, gli impianti fotovoltaici ed eolici si vedono, ma è fondamentale comprendere che sono i nostri alleati per evitare il disastro a cui stiamo rapidamente andando incontro.
Tetti, terreni dismessi e cave inutilizzate devono essere i primi adibiti alla realizzazione degli impianti ma gli obiettivi per l’ambiente ci impongono di non poter escludere neanche l’utilizzo di terreni agricoli. Ne va della sopravvivenza dell’ecosistema. Tuttavia se vogliamo raggiungere gli obiettivi e utilizzare in primis terreni e cave dismesse dobbiamo individuare dei percorsi autorizzativi semplificati altrimenti si rischia di allontanare possibili investitori pur essendo convenienti, questo a danno di tutti”.