Con i cambiamenti climatici che favoriscono la diffusione di malattie tagliando in media fino a 1/5 dei grappoli negli ultimi dieci anni scatta la difesa sostenibile con la nuova genetica “green” capace di sostenere l’agricoltura nazionale, difendere il patrimonio di biodiversità agraria e far tornare la ricerca italiana protagonista. E’ quanto emerge dalle analisi della Coldiretti in occasione dell’incontro “Nuove frontiere della viticoltura e tutela del Made in Italy” promosso da Coldiretti nella sala Argento del Palaexpo del Vinitaly Special Edition.
Per tutelare il Vigneto Italia e coniugare le caratteristiche di produttività, di resistenza a patogeni e parassiti, di efficiente impiego delle risorse, con quelle di elevata qualità per il consumo e per la trasformazione – sottolinea la Coldiretti – la ricerca agraria ha oggi a disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Tecniche che non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta.
Con le applicazioni delle biotecnologie moderne, secondo il Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura, si interviene dunque sulle viti per renderle più resistenti agli attacchi dei funghi e alla siccità, e maggiormente adattabili ai suoli che diventano più calcari o salini. La ricerca sta così lavorando sui geni della vite stimolando reazioni in grado di tutelare la salute dei vitigni preservandoli dall’attacco sempre più violento dei funghi attraverso due tipi di interventi. Il primo è quella di stimolare la proteina “silenziata” favorendo così un’alzata di scudi contro i parassiti. Con il secondo intervento si “spegne” invece il gene che rende riconoscibile la foglia immunizzandola dagli attacchi esterni. In questo caso si disattivano i geni responsabili del malfunzionamento degli impianti di trasporto dell’acqua andando così a incidere sul “sistema vascolare” dei portainnesti.
Per questo è nato il primo storico accordo tra Coldiretti e Siga con agricoltori e scienziati alleati per tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e, al contempo, migliorare l’efficienza del modello produttivo italiano attraverso, ad esempio, varietà più resistenti, con meno bisogno di agrofarmaci e risvolti positivi in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale per far diventare l’Italia capofila in Europa nelle strategie del New Green Deal, in un impegno di ricerca partecipata anche da ambientalisti e consumatori.
Per poter cogliere compiutamente queste nuove opportunità è necessario arrivare a una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie che oggi – spiegano Coldiretti e Siga – non trovano una adeguata collocazione a livello normativo comunitario.
“Una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di “difendere e valorizzare il patrimonio di biodiversità agraria nazionale e la distintività delle nostre campagne, garantendo nuove possibilità di crescita e sviluppo all’agroalimentare nazionale”.