Verona 3 novembre 2021 — Edilizia sostenibile, trasporti, riforestazione e uso di fonti di energia che limitino la dispersione di gas serra nell’atmosfera. Sono i quattro pilastri per arrivare ad ottenere «città sostenibili» in tempi relativamente brevi: quel trentennio che ci separa dal 2050, anno dell’obiettivo, per i Paesi Europei, della neutralità climatica. A pochi giorni dalla chiusura del G20 di Roma, e mentre è in corso a Glasgow la COP26, la rassegna Open – Sostenibili Attività tocca il tema del rapporto tra città e cambiamenti climatici, partendo proprio dalla situazione di Verona e di altre realtà italiane.
Punto di partenza dell’evento, che si è tenuto oggi nella sede dell’Ordine degli Ingegneri di Verona un dato, riassunto da Chiara Wolter, architetto ed esperta di Energia di Ambiente Italia: «Le città, gli agglomerati urbani — ha spiegato — sono responsabili per l’80% delle emissioni di gas serra. Per questo motivo, la decarbonizzazione completa, prevista per il 2050, rappresenta una sfida altissima, alzando di molto l’asticella rispetto ai precedenti programmi come Europa 2020». Da dove partire? «Il 62% dei comuni italiani, che a loro volta contano il 90% della popolazione — prosegue Wolter — hanno aderito a un patto per il clima. Tra questi c’è anche Verona. Per poter capire quali sono le possibilità d’azione, bisogna capire quali settori “emettono” di più. Negli ultimi anni, quello dei trasporti, si è posizionato al primo posto, con il 33.6% delle emissioni, superando il residenziale, responsabile del 28,3% delle emissioni. Per raggiungere gli obiettivi sarà necessario individuare soluzioni in tutti gli ambiti: dall’efficientamento energetico degli edifici, alla mobilità sostenibile, fino al ricorso del teleriscaldamento per gli edifici».
Per Dino Zardi, docente di Ingegneria Civile Ambientale dell’Università di Trento, «gli effetti dei cambiamenti climatici sono assolutamente evidenti, non solo su scala mondiale, ma anche nei nostri microclimi. Particolarmente impattante, per Verona, l’isola di calore urbana, come hanno sottolineato di recente alcuni studi svolti a partire dai dati raccolti dalle stazioni meteorologiche locali. Particolarmente svantaggiato l’aerale di Verona Sud, con la zona industriale. In questo contesto, la presenza di alberi può fare la differenza, con un calo di oltre due gradi, tantissimi in un contesto del genere».
Ed è proprio questo il cuore del progetto «Forestami», adottato dalla Città Metropolitana di Milano che punta alla messa a dimora, nel capoluogo lombardo e nell’hinterland, di oltre 3 milioni di alberi, entro il 2030. «Hanno aderito — ha spiegato Maria Chiara Pastore, ricercatrice del Politecnico che segue l’iniziativa — 45 comuni. L’obiettivo è quello di arrivare a un vero e proprio parco metropolitano».
Infine il trasporto pubblico: è davvero possibile, come si punta a fare in alcune città tedesche, arrivare a connettere «un’intera città in quindici minuti»? «La strada per un trasporto pubblico efficiente — afferma Maurizio Tira — Ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica nell’Università degli Studi di Brescia e Presidente Società Italiana degli Urbanisti — passa per una conciliazione tra il tessuto urbano già esistente: è impossibile imporre lo stesso modello a tutti. Allo stesso tempo, però, occorrerà, dal punto di vista urbanistico, adattarsi il più possibile».