L’elettricista nel 2017 era caduto da un ponteggio irregolare in un cantiere di Farra di Soligo,
ma solo uno dei due imputati aveva ammesso la responsabilità: ora dovrà pagare anche l’altro
Dopo una “lotta”, anche giudiziaria, lunga più di tre anni e mezzo, un elettricista di oggi 56 anni, di Sernaglia della Battaglia, vittima dell’ennesimo infortunio sul lavoro e assistito da Studio3A, ha finalmente ottenuto una risposta dalla giustizia penale che si spera possa finalmente sbloccare e chiudere anche il capitolo risarcitorio della dolorosa vicenda: al termine dell’udienza (e della camera di consiglio) tenutasi il 18 novembre 2021 in tribunale di Treviso, il giudice dott. Alberto Fraccalvieri ha ritenuto responsabile dei fatti ascrittigli anche il secondo dei due imputati accusati di aver causato con colpa l’incidente, condannandolo a una sanzione pecuniaria di 450 euro e, soprattutto, riconoscendo il pesante danno subito dal lavoratore e rinviandone la quantificazione al giudice civile per il risarcimento.
Il cinquantaseienne, oltre ad aver subito un grave infortunio da cui gli sono residuati postumi importanti, è stato al centro di un caso per certi versi assurdo: l’impresa per la quale lavorava lo ha risarcito, mentre la principale affidataria dell’intervento edilizio in questione, pur a fronte delle stesse imputazioni a carico del suo legale rappresentante, sin qui non ne ha mai voluto sapere non liquidandogli un solo euro.
Il grave incidente è accaduto il 19 aprile 2017 a Farra di Soligo, sulle colline del Prosecco, presso una nota azienda agricola e vitivinicola locale dove si stavano realizzando lavori di ampliamento della cantina aziendale: l’addetto, regolarmente impiegato in un’impresa coneglianese di elettro-impianti, si trovava al primo piano di un ponteggio quand’è caduto a terra da oltre due metri di altezza procurandosi un trauma cranico commotivo con ematoma sottodurale. Trasportato all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, è rimasto per tre settimane, di cui due in coma farmacologico, in terapia intensiva, e quindi è stato ricoverato per un altro mese nel reparto di Medicina fisica e riabilitativa per la lunga riabilitazione, poi proseguita anche in altre strutture private convenzionate. E’ potuto tornare al lavoro solo dopo tre mesi e mezzo. Per fortuna ne è uscito vivo, ma si è trattato di un infortunio importante che ha lasciato strascichi altrettanto pesanti: nel 2018, ad esempio, ha accusato un improvviso episodio di tipo sincopale con successiva afasia espressiva che ha richiesto il ricovero d’urgenza al pronto soccorso. Ancora oggi soffre di sindrome post-traumatica: gli è residuata un’invalidità permanente di almeno il 10 per cento.
Il Pubblico Ministero della Procura di Treviso dott.ssa Gabriella Cama ha aperto un procedimento penale per il reato di lesioni personali colpose gravissime con l’aggravante di essere stato commesso con la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e ha iscritto nel registro degli indagati sia il datore di lavoro dell’elettricista sia il legale rappresentante dell’impresa di costruzione, pure questa di Conegliano, la Covim Costruzioni, affidataria delle opere edili del cantiere incriminato. Il lavoratore, per essere assistito e risarcito, attraverso il responsabile della sede di Treviso, Diego Tiso, si è affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avv. Andrea Piccoli del Foro della Marca. E al termine delle indagini preliminari, acquisiti tutti gli atti dell’inchiesta condotta dai tecnici dello Spisal, il Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, dell’Ulss 2, il magistrato ha anche disposto la citazione diretta a giudizio dei due indagati, per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e violazione delle norme del testo unico in materia di sicurezza sul lavoro.
Gli accertamenti, tra l’altro, hanno evidenziato palesi irregolarità nella costruzione del ponteggio presente all’interno del vano scale tra il corpo di fabbrica esistente e quello dello stabile in costruzione dove l’elettricista stava operando. “Il ponteggio – per citare il decreto del magistrato – era dotato di un solo piano di calpestio costituito di lamierati e l’impalcato non era difeso, verso il vuoto, mediante installazione di un parapetto con regolamentari correnti di protezione e tavola ferma-piede”. Una lacuna fatale: l’addetto, che stava verosimilmente retrocedendo dando le spalle alla parte di ponteggio non protetta, probabilmente per misurare dove collocare una canaletta sul piano di calpestio, è inciampato urtando inavvertitamente dei puntelli per l’edilizia, ha perso l’equilibrio ed è caduto all’indietro nel vuoto.
Il Pm ha contestato ai due indagati, in modo particolare, di non aver predisposto a regola d’arte il ponteggio e di non aver verificato l’applicazione delle disposizioni e delle prescrizioni del piano di sicurezza. Ma mentre il primo, attraverso la compagnia di assicurazione della sua ditta, dopo una proficua trattativa stragiudiziale con Studio3A, ha risarcito per la “sua” parte il danno subito dal proprio dipendente, stimato in circa 35mila euro complessivi, e ha chiesto la messa alla prova (la sua posizione è stata quindi stralciata), il secondo, G. R., oggi 46 anni, di Mareno di Piave, non ha riscontrato la richiesta di coperture assicurative da parte di Studio3A e, nonostante le conclusioni dello Spisal e il rinvio a giudizio, ha deciso di affrontare il dibattimento in aula. Con la conseguenza che il lavoratore infortunato, attraverso l’avv. Andrea Piccoli, si è anche dovuto costituire parte civile in un lungo processo che ha subito diversi rinvii, anche per Covid, ma che finalmente si è concluso con la condanna dell’imputato. Anche al risarcimento.