E’ stato presentato questo pomeriggio, nella sede dell’Associazione remiera Pellestrina, il volume “Pellestrina”, di Giorgio Crovato, Mariavittoria Tagliapietra, Rita Vianello, Edizioni Il Poligrafom collana “Novecento a Venezia. Le memorie, le storie”.
L’incontro, avvenuto alla presenza degli autori, è stato aperto dai saluti istituzionali del consigliere delegato ai Rapporti con le isole, Alessandro Scarpa “Marta”, e del presidente Associazione remiera, Gian Antonio Gavagnin. Sono intervenuti poi Rossella Favero dell’Associazione Abitanti in Isola – Piccolo Museo della Laguna Sud, Pierpaolo Campostrini del Corila – Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia, e il professor Mario Isnenghi.
“E’ una grande emozione essere qui per la presentazione del libro “Pellestrina” – ha detto il consigliere Scarpa “Marta”, dopo aver portato i saluti dell’Amministrazione e del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro – e ricordare la beatificazione di Don Olinto Marella, avvenuta proprio la scorsa domenica”.
Il litorale di Pellestrina – si legge in una nota di presentazione del libro – è la zona costiera più meridionale che delimita la laguna di Venezia dal mare, un lembo di terra dalle origini antiche e denso di storia che ha attirato l’attenzione di molti studiosi per le sue singolarità. Conserva ancora oggi, pure e incontaminate, alcune peculiarità della vita anfibia veneziana, rurale e marina, che sono proseguite anche nel corso del Novecento, tutelando la cultura dell’isola e l’originale inclinazione di comunità sospesa tra le acque del mare e della laguna che riesce a farsi valere in una lunga e sottile striscia di terra. In queste pagine ne viene ripercorsa la storia novecentesca, richiamando alla memoria le vicende millenarie della comunità che vi ha sempre vissuto in una dimensione atemporale, solo in alcuni momenti scossa da avvenimenti drammatici, come le bombe della Seconda Guerra mondiale o la tragica alluvione del 1966 che spezza e travolge gli storici murazzi della Serenissima. Attraverso le testimonianze d’archivio e il continuo relazionarsi con chi vive e opera sull’isola, emerge il ritratto di un luogo fatto di sopravvivenze: di clan famigliari, di nomi che si tramandano di padre in figlio, di antichi mestieri, di tradizioni, di memorie che ogni nuova generazione ha avuto il compito e il merito di preservare, riproponendo anche nella modernità i valori di donne e uomini consapevoli del proprio orgoglio e della propria particolare natura ambientale.