Animalisti contro la canzone “La Gallina” di Cochi e Renato: “Inaccettabile insulto agli animali, andrebbe modificata”. La risposta della Redazione

Di seguito il comunicato stampa di AIDAA (Associazioni Italiana Difesa Animali ed Ambiente)

ROMA (1 LUGLIO 2021) “La canzone La Gallina cantata da Cochi e Renato e scritta insieme a Jannacci è un inaccettabile insulto agli animali, in particolare nella strofa dove si dice che “La Gallina non è un animale intelligente lo si vede da come guarda la gente”e per questo motivo andrebbe perlomeno modificata togliendo dalla stessa strofa la parola “NON” in quanto in quella parola sta l’insulto verso i polli e le galline. Ci rendiamo conto che si tratta di una canzone di altri tempi quando il rispetto per gli animali non esisteva, parliamo di un periodo dove in Italia  venivano tenuti i cani alla catena, abbandonati quando non uccisi senza alcuna motivazione. Erano altri tempi- scrive in una nota l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente- tempi in cui l’amore per gli animali ed il rispetto per loro erano cosa per pochi, cosi se allora questo linguaggio era  prassi comune, oggi i tempi sono cambiati- conclude la nota AIDAA- cosi come è cambiato il linguaggio e la percezione del sentire comune verso le altre creature che popolano la terra, per questo sarebbe il caso di superare definitivamente anche con delle modifiche se del caso canzoni che allora facevano sorridere, ed oggi rischiano invece di far piangere la stragrande maggioranza degli italiani”.

E’ l’ennesimo attacco degli animalisti.
Questa volta sotto il mirino di AIDAA c’è la canzone icona del pop umoristico di inizio anni ’70, “La Gallina” cantata dal duo “Cochi e Renato” e scritta in collaborazione con Enzo Jannacci.

In particolare, la frase incriminata è, ovviamente, il ritornello che come sappiamo recita “La gallina non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente”.

Apriti cielo.

Come si sono permessi Cochi, Renato e Jannacci di offendere un animale nobile come la gallina per un mero scopo umoristico.
Quel ritornello aberrante rappresenta chiaramente un insulto inaccettabile ai sentimenti e all’onore di tutti i polli e le galline, i quali, proprio a causa di canzoni come questa, vengono da anni discriminati dalla popolazione tutta.

Ma non scherziamo.

E’ incomprensibile come certe persone siano convinte che sia necessario limitare parola, espressione e pensiero (probabilmente le tre libertà più importanti e sicuramente tre capisaldi della democrazia) per fare in modo di non rischiare di offendere le galline.

Stiamo raggiungendo l’apice del “diritto di non essere offesi” che ormai, a quanto pare, si estende anche agli animali come se a quest’ultimi fregasse qualcosa.

Questo stesso problema si può ritrovare, all’ennesima potenza, nel “Black Humor”, la comicità “borderline” che non si fa riguardo a scherzare e fare umorismo su qualsiasi tematica: dal nazismo alla religione, dal sesso alla morte.

Ed è giusto così.

Come dice l’attore, regista e comico inglese Ricky Gervais: “Just because you get offended, it doesn’t mean you are right”; ovvero, “Solo perchè ti sei offeso, non vuol dire che tu abbia ragione”.

Quello che intende, giustamente, dire Gervais è che bisogna prendere la comicità per quello che è: “Attitudine a muovere il riso” (Come dice il dizionario Treccani).

Nell’umorismo la moralità non è un requisito essenziale. Non è prerogativa dell’umorismo essere morali.

E se un certo tipo di comicità non ti piace CAMBIA CANALE, non sei costretto a guardarlo.

Sii sufficientemente umile da comprendere che se qualcosa non ti piace non vuol dire che sia necessariamente sbagliato, se qualcosa non ti va a genio non vuol dire che vada necessariamente obliterato dall’esistenza.

Non predicare rispetto per gli animali quando in primis non rispetti le libertà e le opinioni altrui.

Quindi, tornando alle galline,
“NO STA ROMPAR I OVI”

Cordialmente,
la Redazione de “Il Veneto Web”