Si è concluso l’intervento di restauro che ha interessato le coperture del Rivellino di Forte San Giorgio e che ha portato alla scoperta di un complesso sistema di recupero delle acque meteoriche. Un cantiere che si è dimostrato decisamente innovativo, sia per la tipologia del lavoro effettuato ma anche per gli obiettivi formativi e didattici ad esso legati.
Si è infatti trattato di un cantiere-scuola, che ha portato gli studenti della Scuola edile ad imparare sul campo e applicare la teoria studiata in classe alla pratica vera e propria. I lavori sono serviti per mettere in sicurezza la copertura e garantire continuità all’attività del Gruppo Scout Verona 10, che da più di settant’anni gestisce gli spazi del Rivellino, la costruzione che si vede dalla passeggiata sul lungadige.
Inoltre, il restauro delle coperture ha reso possibile una importante scoperta archeologica. Una volta tolta la porzione in terra, in prossimità della gronda in pietra, infatti, è venuto alla luce il sistema di recupero di acque meteoriche di cui si ignorava non solo la realizzazione tecnica, ma anche l’esistenza. È emerso, infatti, all’interno del forte austriaco, un articolato sistema di raccolta, incassata in una gronda in pietra che aveva come obiettivo il riutilizzo dell’acqua piovana a favore di quanti alloggiavano nella struttura.
L’innovativo intervento, promosso da Centro paritetico per la formazione, la sicurezza e i servizi al lavoro di Verona Esev-Cpt, è stato realizzato in collaborazione con il Comune e con Fondazione Cariverona, che lo ha finanziato.
Alla presentazione del fine lavori, con la restituzione dell’importante struttura alla città, sono intervenuti il sindaco Federico Sboarina insieme agli assessori all’Edilizia Monumentale Luca Zanotto e ai Rapporti Unesco Francesca Toffali. Presenti il presidente di Esev – Cpt Marco Perizzolo, con il vicepresidente Fausto Zaupa, il direttore generale di Fondazione Cariverona Giacomo Marino. Inoltre, il direttore di Esev – Cpt Giovanni Zampieri e il coprogettista e direttore dei lavori arch. Marcello Verdolin.
I lavori. Da un punto di vista tecnico, il restauro delle coperture di Forte San Giorgio ha rappresentato un cantiere sperimentale perché, per la prima volta, sono state applicate modalità di intervento altamente ingegneristiche ed innovative su di un manufatto storico di così importante rilievo.
La soluzione tecnica sperimentale adottata, che è totalmente reversibile e sostenibile, ha previsto di togliere solo parte dei 3 metri di terra della copertura in terra dal Rivellino per poi riposizionarla sulla struttura assieme a un “pacchetto” impermeabilizzante. Questo ha reso l’intervento rapido, dai costi certi e ugualmente efficace.
Oggi, a lavoro ultimato, la copertura risulta identica a quando è stata costruita a metà del 1800, con la superficie a verde a sovrastare l’intero edificio. A differenza del passato però, il tetto è ora impermeabilizzato e messo in sicurezza. Con i lavori è stata effettuata anche la pulizia del cortile interno da sterpaglie ed erbacce. Il costo dell’intervento è stato di 136 mila euro.
Con la sistemazione delle coperture del Rivellino si conclude la prima fase del restauro di Forte San Giorgio. La progettazione condivisa di questo intervento è durata circa tre anni e ha visto il coinvolgimento dei vari enti coinvolti a partire dalla Soprintendenza.
“Un progetto intorno a cui si è generata una grande squadra – dichiara Sboarina –, con la volontà condivisa di operare a servizio della città. Ancora una volta il sistema Verona ha dato il suo meglio per portare a termine un intervento di recupero interessante, che restituisce a veronesi e turisti un pezzo importante del sistema fortificato della città. E’ stato un lavoro di restauro innovativo sotto molti punti di vista, per il quale sono state messe in campo le migliori e più innovative tecniche ingegneristiche. Inoltre, in una sorta di cantiere-scuola, è stato dato modo ai giovani di visionare sul campo le tante cose apprese e accrescere così la propria conoscenza tecnica. Un’opportunità che valorizza ulteriormente questa tipologia di progetto, teso non solo a migliorare il patrimonio monumentale della città ma, anche, ad offrire occasioni di crescita ai giovani”.
“Un’opera di restauro particolarmente interessante anche per la tipologia del cantiere formativo voluto da Esav – spiega Zanotto –, per dare ai ragazzi la possibilità di vedere dal vivo le diverse operazioni legate all’intervento conservativo e apprendere al di fuori dei testi scolastici come viene gestito un restauro architettonico di valore come questo. Importante anche la scoperta archeologica emersa attraverso i lavori. In prossimità della gronda in pietra, infatti, è venuto alla luce il sistema di recupero di acque meteoriche di cui si ignorava non solo la realizzazione tecnica, ma anche l’esistenza. Per i ragazzi è stata un’opportunità in più di vedere dal vivo l’opera ingegneristica realizzata dagli austriaci e per Verona una interessante novità, che accresce il grande e straordinario valore del suo patrimonio difensivo”.
“Un progetto di riqualificazione strategica che apre inoltre la strada a nuove opportunità in ambito turistico e didattico – sottolinea l’assessore Toffali –. L’idea è infatti quella di creare nuovi percorsi culturali, sfruttando corridoi sotterranei fino ad oggi mai aperti al pubblico e che permetterebbero una visita pressoché completa di tutti gli edifici di cui si compone il Bastione di San Giorgio. Si potrebbe così offrire a cittadini e turisti nuove possibilità di visita nella cinta magistrale difensiva del nostro sito Unesco, in virtù anche del fatto che i vani di accesso interni sembrano in buone condizioni. Per la città significherebbe disporre di un percorso di visita circolare del forte, con entrate nel Rivellino e uscita sul lato della chiesa di San Giorgio, una visita completa di questa parte difensiva della città”.
“Il restauro, proposto e coordinato da Esev-Cpt – spiega Perizzolo – rappresenta per Verona un vero e proprio progetto pilota, dal punto di vista dell’attività formativa e della realizzazione tecnica. Attraverso questo intervento, infatti, la Scuola edile di Verona ha stimolato gli allievi, che frequentano i suoi percorsi di formazione, illustrando modalità innovative di approccio al restauro di opere architettoniche storiche. La scuola è sempre stata legata al territorio e alla città, questo intervento è un esempio tangibile, che dimostra il desiderio di dare un effettivo contributo”.
“L’obiettivo di Fondazione Cariverona – spiega Marino – è da sempre quello di contribuire al miglioramento della città. Il capitale umano è uno dei punti strategici della Fondazione, che questo è un progetto che nell’insieme ci è molto piaciuto. E’ stato realizzato non solo il cantiere per il recupero di un bene importante della città ma, in particolare, è stata sostenuta la formazione sul campo di tanti giovani, con il coinvolgimento delle scuole. Una speciale occasione per capire nel concreto come funziona una determinata professione, per poi decidere se sceglierla o meno”.