L’alpinista paralimpico veneto lo scorso weekend si è cimentato in una dura scalata
per celebrare i quarant’anni dell’omonimo parco nazionale. Prossima sfida, il Civetta
Raggiunto anche il “tetto” della Slovenia. Ennesima impresa, lo scorso weekend, per Moreno Pesce, l’atleta paralimpico che, nonostante l’amputazione della gamba sinistra a causa di un incidente stradale, scala le montagne più impegnative alla pari di un normodotato, grazie a una protesi in fibra di titanio e carbonio ma soprattutto alla sua straordinaria applicazione e forza di volontà. Con un grande obiettivo: mostrare al mondo che tutti possono ea quanti, come lui, hanno subito una menomazione, che la vita non è finita e che, anzi, proprio la disabilità può rappresentare la molla per vivere esperienze a cui prima neppure si sarebbe pensato. Basta volerlo, appunto.
Pesce, che ha 46 anni e che si divide tra Auronzo di Cadore, nel Bellunese, la sua “terra” di allenamento, e Noale, nel Veneziano, dopo aver conosciuto parecchie delle sue amate Dolomiti e aver scalato anche, tra gli altri, il Monte Bianco, il Monte Rosa, Gran Sasso e il Gran Paradiso, ha deciso di tornare fuori confine (non è la prima volta che lancia le sue sfide all’estero, dove ha partecipato anche a tante Vertical Race), e ha scelto di cimentarsi sul Triglav, il monte più alto delle Alpi Giulie in Slovenia, con la cima dei pellegrini sloveni che tocca quota 2.864 metri. Una scelta non casuale, per celebrare anche i quarant’anni dell’omonimo Parco Nazionale all’interno del quale sorge il colosso montuoso.
Un percorso particolarmente impegnativo, sviluppatosi in due giorni, sabato 24 e domenica 25 luglio, tra nevai e punti attrezzati, nel quale l’alpinista veneto è stato accompagnato dall’inseparabile guida Lio De Nes e dall’amico fotografo Francesco Pistollato, che ha documentato tutte le fasi dell’arrampicata e i panorami mozzafiato arricchiti dalla fitta presenza di stambecchi, oltre che dal “tifo” di Studio3A-Valore S.p.A., la società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini che sostiene le imprese di Pesce attraverso il proprio brand “Insieme” che ne cura tutte le tante iniziative sociali.
“E’ stata dura, una prova molto fisica” ammette il protagonista, che sabato dopo nove ore di salita ha raggiunto il rifugio Triglavski Dom a quota 2.515 e l’indomani è arrivato fino alla cima, per poi scendere e tornare alla base: una faticaccia infinita, soprattutto il dislivello in discesa, lunga 13 ore 40 minuti, “di pazienza e di tensione”. Ma alla fine la soddisfazione è stata grande. “Da domenica scorsa il Triglav è anche un po’ mio e di tutti quei bambini che ho visto legati ai genitori che l’hanno salita vicino a me” conclude l’inossidabile Moreno che, non ancora smaltita la stanchezza, ha già in mente il prossimo obiettivo. E già perché il tetto della Slovenia è stato anche un allenamento in vista del prossimo “tremila” che ha messo nel mirino: il “Civetta”.