Chievo Verona – Comune. Sindaco Sboarina sulla presunta deroga e sui debiti per lo stadio

Le ultime due settimane hanno avuto come protagonista la vicenda del Chievo e della sua mancata iscrizione al campionato di serie B. Fra le norme sportive della Figc e i pronunciamenti della giustizia ordinaria, molto sono stati i fatti e le dichiarazioni rilasciate da più parti. Questa mattina il Comune ha precisato il suo ruolo e spiegato il rapporto con la società clivense.

Il titolo sportivo. In queste vicende sportive, l’unico ruolo che un Comune può avere è quello di adoperarsi per salvare per la città il titolo sportivo, indipendentemente dalle vicende societarie della squadra. Ed è ciò che è stato fatto. A seguito dell’esclusione del Chievo da parte della Federazione gioco calcio dal campionato, il sindaco Sboarina si era messo in contatto con il presidente della Figc Gabriele Gravina per poter trovare una soluzione che garantisse la serie D nel caso in cui qualcuno volesse rilevare il titolo sportivo. Una modalità per salvare la storia calcistica, i valori ma soprattutto il bacino di giovani calciatori.

L’unica modalità ammessa dalla Figc è prevista dall’art. 52 comma 10, con la possibilità di salvare il titolo sportivo. Questa norma consente alle città di non cancellare del tutto la tradizione del calcio, a Verona la Figc ha concesso la possibilità in via straordinaria. Infatti, ci sono già l’Hellas Verona e la Virtus che militano nei Professionisti ma, in accordo con il presidente Gravina, è stato dato l’assenso. Nessun progetto è stato presentato al Comune e quindi al 24 agosto, data indicata dalla Figc, nessuna società ha iscritto il Chievo al campionato.

Al di fuori di questa procedura, non ci sono altre azioni che competano al Comune. Il presidente Campedelli ha parlato genericamente di una “deroga” che il sindaco avrebbe potuto fare a sostegno della sua società inviando una lettera alla Figc. Ma né la norma né la Figc prevedono questa possibilità.

Dal momento che la giustizia sportiva ha decretato l’esclusione della società di Campedelli dal campionato, l’unica via possibile è solo in mano alla giustizia ordinaria, domani 26 agosto, quando il Consiglio di Stato si riunirà per discutere in merito al mancato pagamento dell’IVA dal 2014 al 2018.

La strada però per salvare il titolo sportivo non è ancora chiusa perché il Comune, grazie alla disponibilità della Figc, ha ottenuto la possibilità dell’Articolo 52 per la prossima stagione, nel caso in cui arrivasse un progetto societario sostenibile e rispettoso della storia del Chievo.

I rapporti con il Comune. Dal 2017, questa Amministrazione ha sempre avuto rapporti con la società del Chievo per l’utilizzo dello stadio. Dal 2014 la non vengono pagati di canoni di concessione, accumulando un debito di circa 3 milioni di euro. Nel 2019, in parallelo anche con l’Hellas Verona società anch’essa debitoria, è stata avviata la procedura per il recupero dei canoni e individuata una rateizzazione. Ad oggi il Verona è in regola con i pagamenti, mentre il Chievo, dopo aver pagato la prima rata nel 2019, non ha più proseguito nei pagamenti. I rapporti con il presidente Campedelli sono stati tenuti anche con un appuntamento il 12 agosto, occasione nella quale è stata avanzata l’ipotesi della ipotetica ‘deroga’ da mandare alla Figc, che però la Federazione ha ritenuto non conforme alla procedura dal momento che il suo pronunciamento sull’ammissione al campionato era già avvenuto.

Alla conferenza svoltasi in Sala Arazzi, oltre al sindaco Federico Sboarina sono intervenuti anche il vicesindaco Luca Zanotto, che durante l’assenza per ferie del sindaco ha seguito la vicenda incontrando anche il presidente Campedelli insieme all’assessore Marco Padovani.

“Ritengo ingenerose e inaccettabili le affermazioni dal presidente Campedelli – dice il sindaco Sboarina -. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità per ciò che ha fatto o non ha fatto, e non scaricare le colpe della situazione attuale sulla Federazione, sul Comune o chissà chi altri. Non c’è alcuna possibilità di ‘deroghe’. Ben prima dell’attivazione dell’articolo 52 mi ero confrontato con il presidente Gravina, e per la Federazione questa società non poteva iscrivere la squadra al campionato. L’unica possibilità è quella della giustizia ordinaria, che potrebbe accogliere i ricorsi del Chievo e obbligare la Figc a ritornare sui suoi passi. Il sindaco non può fare altro che l’articolo 52 per capire se ci sono altre realtà disposte a rilevare il titolo sportivo, ci è stato concesso in via più che eccezionale visto che a Verona abbiamo già due squadre nei professionisti. Nessun’altra azione è possibile. Comunque è da settimane che lavoro con la Figc perché una realtà calcistica importante con famiglie e ragazzi com’è il Chievo, non venga dispersa, quindi a fronte di un progetto sostenibile l’anno prossimo si potrà salvare il titolo sportivo”.

“Il debito che la società ha con il Comune non ha niente a che fare con le procedure descritte finora – ha aggiunto il sindaco -. Oltre alle vicende dell’iscrizione al campionato, la società del Chievo ha il vecchio problema del pagamento dello stadio, con Campedelli che deve ai cittadini veronesi 3 milioni di euro per i mancati canoni dal 2014 ad oggi. E’ ovvio che il Comune, così come ha fatto con l’Hellas, abbia fatto tutte le mosse necessarie per rientrare del credito, andate a buon fine con l’altra squadra ma non con il Chievo che ha pagato una sola rata nel 2019. Situazione debitoria che peraltro la società ha anche nei confronti di altri soggetti.
La ‘deroga’ raccontata da Campedelli non esiste, da sindaco ho fatto tutto il possibile sui due diversi piani per la città: salvare i 92 anni di storia calcistica, recuperare i soldi dovuti ai veronesi”.