La tragedia il 20 febbraio a Torre di Fine, Eraclea: la vittima, che camminava a bordo strada, aveva 57 anni. L’imputato era ubriaco e inizialmente era fuggito
Dovranno attendere ancora qualche mese i familiari di Mauro Meneghel per ottenere giustizia. Venerdì 24 settembre 2021, avanti il giudice monocratico di Venezia, dott. Fabio Moretti, si è tenuta l’udienza relativa al giudizio immediato disposto dal Gup del Tribunale lagunare, dott.ssa Barbara Lancieri, a carico di Riccardo Rorato, il ventiquattrenne di Caorle, dove risiedeva anche la vittima, che, perdendo il controllo della sua auto, ha falciato e ucciso l’incolpevole pedone, a soli 57 anni. Il giovane si trova tuttora agli arresti domiciliari in virtù della gravità della sua condotta; oltre che di omicidio stradale deve rispondere dell’aggravante di averlo commesso in stato di ebbrezza: gli è stato riscontrato un livello di alcol nel sangue di 1.89 g/l, contro il limite di 0,5. Non è stato invece possibile imputargli anche l’omissione di soccorso: dopo aver investito Meneghel, il “pirata” aveva tirato diritto lasciandolo al suo destino, salvo costituirsi poco dopo. Per quanto la legge qui sia discutibile, il reato è venuto meno: l’autopsia ordinata dal Pubblico Ministero della Procura di Venezia titolare del procedimento penale, il dott. Giovanni Gasparini, che alla fine delle indagini preliminari ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per l’imputato, ha appurato che il cinquantasettenne è deceduto sul colpo a causa dei gravissimi politraumi riportati.
Rorato nell’udienza di venerdì non ha richiesto il patteggiamento che pure aveva il consenso del Pm, domandando invece la modifica dell’attuale misura restrittiva, che potrebbe trasformarsi in obbligo di firma, sempre previa autorizzazione del Sostituto Procuratore. Il processo è stato quindi rinviato avanti ad altro giudice all’udienza filtro del 26 novembre 2021, alle 12, per poi essere ulteriormente calendarizzato per la discussione finale: è stata pienamente acquisita l’attività d’indagine della Procura, quanto meno non vi sarà istruttoria.
La tragedia è avvenuta il 20 febbraio 2021, alle 17, in località Torre di Fine, nel comune di Eraclea. Il ventiquattrenne, che si era posto alla guida della sua Volkswagen Golf “in stato di alterazione psicofisica conseguente all’assunzione di sostanze alcoliche” scrive il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio, percorrendo via Revedoli verso Torre di Fine, “effettuando una curva a velocità sostenuta, perdeva il controllo del veicolo, che procedeva per 36 metri sul ciglio erboso della strada e andava a impattare contro Mauro Meneghel”, che stava tranquillamente camminando ai lati della carreggiata e che, in seguito al violento impatto, “veniva proiettato a una distanza di circa 50 metri e decedeva sul colpo per insufficienza cardio respiratoria acuta da grave trauma toracico-addominale” prosegue il Sostituto Procuratore, sulla scorta delle conclusioni della perizia cinematica per stabilire dinamica e cause del sinistro affidata all’ing. Mario Piacenti, il quale ha riconosciuto in capo all’investitore la responsabilità esclusiva del fatto.
“A Rorato il Pm ha imputato “colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia nonché in violazione di legge, in particolare dell’art. 141 Codice della Strada, perché, in prossimità di una curva, procedeva a velocità non moderata, anche in relazione alle precarie condizioni psicofisiche dovute all’assunzione di sostanze alcoliche, perdendo il controllo del mezzo, e dell’art 142 del Cds, perché procedeva a una velocità non inferiore di 85 km/h a fronte del limite di 50 km/h previsto per quel tratto”.
La moglie, la figlia, gli anziani genitori, il fratello e la sorella di Meneghel per essere assistiti, attraverso il responsabile della sede di San Donà di Piave, Riccardo Vizzi, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha anche messo disposizione come consulenti di parte nelle operazioni peritali il medico legale dott. El Mazloum Rafi e l’ing. Pierluigi Zamuner, e che ha seguito tutto l’iter in collaborazione con l’avv. Andrea Piccoli, del foro di Treviso. Essendo già stati risarciti, i congiunti di Meneghel non si sono potuti costituire parte civile, ma, pur nella dolorosa consapevolezza che nessuna pena sarebbe commisurata per ripagare l’incolmabile perdita patita, si aspettano una risposta forte e una condanna esemplare da parte della giustizia penale, se non altro per lanciare un messaggio chiaro di tolleranza zero nei confronti di comportamenti così criminali sulla strada.