E’ successo la scorsa estate a Campo di Pietra (Treviso): i tre malcapitati, del posto,
hanno subito danni ingenti e si sono rivolti a Studio3A ma l’azienda nega ogni responsabilità
“Insieme facciamo tanta strada” recita uno degli slogan della società, ma loro di strada ne hanno fatta ben poca: tanti sono invece i soldini che hanno dovuto sborsare ai meccanici per le rispettive macchine. Uno poteva anche essere un episodio sporadico, ma prima due e poi tre casi non proprio. In meno di due mesi sono ben tre gli automobilisti trevigiani rivoltisi a Studio3A per essere assistiti e risarciti degli ingenti danni subiti dalle loro vetture, ma qui gli incidenti stradali non c’entrano: tutti e tre sono accomunati dal fatto di essere rimasti malinconicamente in panne e di aver danneggiato il motore dopo aver effettuato rifornimento con Blu Diesel al distributore della Sia Fuel di Campo di Pietra nel comune di Salgareda, il cui carburante si sospetta non sarebbe stato conforme.
Il 21 giugno, alle 17.45, è toccato a una quarantanovenne del posto, che alla pompa 1, con la pistola gialla, ha introdotto nel serbatoio della sua Renault Clio trenta euro di gasolio plus, al prezzo di 1.519 euro al litro, pagando con la carta di credito. La donna ha fatto a tempo a percorrere poche decine di chilometri, quindi nel quadro si è accesa la spia “controllare alimentazione”, l’utilitaria ha perso potenza fino all’arresto definitivo. C’è voluto poco al meccanico a cui la malcapitata si è dovuta rivolgere, controllando il filtro del gasolio, e poi svuotando il serbatoio, per appurare che il carburante era torbido e aveva causato un grosso danno, per un salato preventivo di 2.247 euro, determinato in particolare dalla necessità di sostituire gli iniettori e di revisionare la pompa.
L’8 agosto stessa scena, stavolta la vittima è un cinquantenne, sempre di Salgareda: anche lui, poco dopo le 7 di sera, si ferma all’impianto di Campo di Pietra della Sia Fuel per rifornire la sua Mercedes Daimlerchrysler, fa 40 euro di blu diesel, percorre un breve tratto di strada e resta in panne, con le solite conseguenze. Deve chiamare il carro attrezzi e portare il mezzo in officina dove appurano che il carburante non sarebbe stato conforme e gli devono riparare iniettori e pompa, per una spesa di 2.354 euro.
Ha poi dell’incredibile la disavventura toccata a un cinquantacinquenne, pure lui di Salgareda, che la mattina del 10 agosto acquista presso un concessionario della zona una Bmw X 1 usata. Per provarla ci percorre 150 km e il veicolo va benissimo, nessun problema. Alle 19.20 l’uomo parte da casa per andare al lavoro, deve svolgere il turno di notte, e durante il percorso si ferma a fare diesel alla solita stazione di servizio della Sia Fuel: anche lui fa 40 euro. Ma dopo aver macinato pochi chilometri, la distanza tra Campo di Pietra e Arzeri, sempre nel territorio comunale di Salgareda, l’auto comincia a “strappare” e si accende una spia gialla indicante un problema meccanico. Fa appena a tempo ad arrivare nel piazzale del luogo di lavoro e la macchina comprata da poche ore non parte più. L’automobilista contatta quindi la concessionaria, che recupera l’auto con il carro attrezzi e i cui meccanici appurano subito che il problema è dovuto al gasolio sporco e impuro rinvenuto nel serbatoio, il quale ha causato un danno ingente, oltre tremila euro solo di pompa e iniettori: alla fine per la riparazione completa se ne andranno 8.191 euro. L’uomo l’indomani si è recato subito dal gestore del distributore lamentando il problema e questi, versando due litri di gasolio su una tanica pulita, ha effettivamente dovuto ammettere che aveva un colore giallo cinerino anomalo e che sul fondo si era addensata della sostanza scura e compatta. Al punto da sigillare subito le due pompe con il blu diesel onde evitare altri guai.
Ma nonostante l’evidenza dei fatti, due dei quali verificatisi a distanza di 48 ore, Sia Fuel finora non ha risarcito un euro ai clienti, che per far valere le loro legittime ragioni, attraverso il responsabile della sede di Treviso, Diego Tiso, si sono quindi rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. L’azienda, di fronte alle dettagliate segnalazioni e denunce degli automobilisti, a tutta la documentazione prodotta, dagli scontrini di acquisto ai preventivi di riparazione, nonché ai ripetuti solleciti, alla fine ha dato mandato di aprire i relativi sinistri alla propria compagnia di assicurazioni, Generali, ma continua a negare ogni responsabilità asserendo di non aver ricevuto altri reclami relativi al distributore di Campo di Pietra. Ma tre non bastano?